CARISSIMI AMICI,
SIAMO GIUNTI AL NOSTRO CONSUETO APPUNTAMENTO MENSILE. IN QUESTO MESE DI OTTOBRE CONOSCEREMO MEGLIO L’UVA.
L’attenzione verso questo tipo di frutto è sempre stata, per me, notevole. Forse perché è buona, forse perché riconosco le sue preziose qualità nutrizionali, ma non faccio mai mancare questo dolce frutto nei miei piani alimentari. Quando lavoravo nella ricerca, ho studiato a lungo l’effetto del componente principe dell’uva: il RESVERATROLO. Anche se è considerato, da tutti, l’antiossidante per eccellenza, in realtà l’uva non contiene solo questo composto fenolico. L’uva, infatti, è un concentrato di preziose molecole alleate del nostro benessere e della nostra giovinezza. Se ne avete voglia, potremmo approfondire l’argomento nelle prossime settimane. Per il momento vi racconto un po’ di storia.
LA STORIA DELL’UVA
L’uva è uno dei più antichi frutti conosciuti nella storia dell’umanità; le sue origini sono talmente lontane nel tempo che sono nate delle leggende, tutt’oggi conservate. Studi scientifici dimostrano la sua presenza già nei tempi geologici del paleocenico, circa 59 milioni di anni fa, quando comparvero sulla Terra i primati, ma dell’uomo non vi era traccia.
Circa due milioni e mezzo di anni fa, in piena età della pietra, i nostri antenati conoscevano la vite selvatica ed il suo frutto e, sembra, ne fossero particolarmente golosi.
Secondo uno studio effettuato dall’enoarcheologo Patrick McGovern, intitolato “Ipotesi paleolitica”, alcuni uomini primitivi raccolsero qualche grappolo d’uva selvatica, rimanendo sedotti dal suo gusto nettarino. Ne deposero diversi grappoli in qualche recipiente di pelle, legno o pietra e dopo qualche giorno, sotto il peso dei grappoli sovrastanti, trasudò del succo. Grazie alla fermentazione di lieviti e microorganismi, presenti sulla buccia del frutto e nell’aria, quel succo produsse una sorta di vino spontaneo a basso tenore alcolico.
Grazie alle indubbie qualità dell’uva e del suo prodotto principe, il vino, sono nate molte storie e leggende su questo alimento. Si narra che l’origine della vite risalga ad Adamo ed Eva; secondo alcuni storici, il frutto proibito del Paradiso Terrestre non era la mela, ma la succulenta uva.
Molte testimonianze, sull’uso dell’uva, giungono dalla Genesi (cap.9). Noè, dopo il diluvio universale, attraccò a terra, piantò la vite e si ubriacò del suo inebriante vino.
E’ noto che la coltivazione dell’uva e la sua lavorazione abbia raggiunto ottimi livelli durante il periodo egizio. Nell’antico Egitto la pratica della vinificazione era talmente consolidata che anche nei corredi funebri dei re venivano incluse anfore contenenti vino, su cui veniva riportata la zona di provenienza, l’annata e il produttore. La produzione e lavorazione dell’uva fu, poi, consolidata da Ebrei, Arabi e Greci: questi ultimi dedicarono al vino una divinità, Dionisio, il dio della convivialità. Nel nostro Paese le prime testimonianze sull’uva risalgono al XII secolo a.C., nel cuore del Mediterraneo, nella nostra Sicilia. Da qui la produzione dell’uva si diffuse in tutta Italia, prima presso i Sabini, poi presso gli Etruschi, fino alla Pianura Padana. Gli Etruschi, grandi esperti di vino, coltivavano già nell’ VIII secolo a.C. la Vitis vinifera sylvestris, pianta autoctona, successivamente addomesticata. I Greci coltivavano la Vitis vinifera sativa, tipologia di uva conosciuta, importata ed apprezzata successivamente dai romani. Questi due popoli contribuirono notevolmente alla diffusione dell’uva ed alla diversificazione di piante e vitigni, con ripercussioni che permangono tutt’oggi. Anche ai nostri giorni, infatti, permangono molte differenze nella coltivazione della vite nelle regioni più note: Toscana, Pianura Padana, Campania, Sicilia. Le differenze
risalgono, proprio, ai periodi appena menzionati. Tali differenze, soprattutto nell’uso che si faceva di vino ed uva, si sono poi esasperate, grazie ai diversi culti religiosi che alloggiavano nel nostro Paese. L’antica Roma, fu sedotta dal prodotto importato dalla Grecia, tanto da inserire Bacco nel novero degli dei e da farsi promotrice della diffusione della viticoltura in tutte le province dell’Impero. Se l’uva ed il suo succo veniva considerato dalle antiche civiltà un bene di lusso, imprescindibile per le classi sociali più ricche, con la diffusione in tutto l’Impero ed il fortissimo impulso commerciale e produttivo voluto da Roma, questo alimento divenne ben presto un bene di consumo popolare. In tutte le culture la vite è rimasta al centro di un processo di nobilitazione o al contrario di proibizione, che permane nei culti religiosi fino ad oggi. Nella religione cristiana, l’uva viene citata, come elemento di rinnovo e purificazione: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio” (La Sacra Bibbia, Matteo 26: 26-29).
La nascita del Cristianesimo e il conseguente declino dell’Impero Romano, segnò, tuttavia, l’inizio di un periodo buio per l’uva e per il vino, accusato quest’ultimo di portare ebbrezza e piacere effimero. La diffusione dell’Islamismo nel Mediterraneo, tra l’800 e il 1400 d.C., mise al bando l’arte della viticoltura in tutti i territori occupati. I monaci di quel periodo, assieme alle comunità ebraiche continuarono, in maniera clandestina, la viticoltura e la pratica della lavorazione dell’uva per produrre i vini da usare nei riti religiosi. E’ nel Rinascimento che la letteratura restituisce al vino ed all’uva il suo ruolo di protagonista della cultura occidentale. Nel diciassettesimo secolo si affinò l’arte dei bottai, le bottiglie divennero meno costose e si diffusero i tappi di sughero, utili per una migliore conservazione, consentendo il trasporto del vino e implementandone il commercio. Nel diciannovesimo secolo l’uva e il vino occupano, nella civiltà occidentale, un ruolo di primo piano: accanto alla tradizione contadina, nascono nuove figure di illustri studiosi che si adoperano per la realizzazione di uve e vini di sempre miglior qualità. Dalla fine del 1800, grazie a questi studiosi, si comincia a differenziare la coltivazione tra prodotto destinato alla produzione di vino e quello destinato per il consumo da tavola.
Attualmente la vite è diffusa in più di 40 Paesi al mondo e più della metà della produzione mondiale si ha in Europa (soprattutto Spagna, Italia e Francia). L’Italia è sempre stata una produttrice di primo piano dell’uva da tavola e per il vino. Dal nord al sud non vi è regione che non abbia una sua cultivar specifica ed un suo prodotto speciale, che rende onore ai grandi meriti della nostra storia agroalimentare.
Bibliografia:
www.effettoterra.org
www.sinu.it
lastoriaviva.it
Dott.ssa Cristina Mucci
Biologo Molecolare e Nutrizionista
Tel. 3923520444
Web: www.nutrizionistacristinamucci.it
dottoressacristinamucci
mondonutrizione.cristinamucci
Blog: http://nutrizionistacristinamucci.blogspot.com
YouTube: https://bit.ly/2udkcnN
Mail: salute_nutrizione@hotmail.it
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