Alcune cattive abitudini (sedentarietà, fumo, alcool, stili alimentari scorretti) unite a problematiche sociali o psicologiche (es: incertezza del futuro, abuso di farmaci e altro), aumentano il nostro livello di stress e danneggiano la nostra salute. Ecco quindi che malattie come ansia e depressione, ipertensione, malattie intestinali ed obesità potrebbero diventare un “nemico” da combattere.
Di questo, e del giusto modo per affrontare queste situazioni, ne parliamo in questo mio articolo per “La Repubblica”, pubblicato lo scorso aprile.
OBESITA’ E STRESS: LA SOTTILE LINEA DI CONGIUNZIONE
Sedentarietà, fumo, alcol, stili alimentari scorretti, ma anche incertezza del futuro,
abuso di farmaci, inquinamento. Fenomeni apparentemente distanti, ma con un unico
denominatore: lo stress. Questo mina la nostra salute e ci predispone ad uno stato di
malattie croniche: ansia e depressione, ipertensione, malattie intestinali ed obesità.
Uno stile di vita scorretto è il principale fattore di rischio legato allo stress. Ridurre i
potenziali rischi associati allo stress si può, imparando uno stile di vita corretto, a
cominciare dall’alimentazione.
Uno studio condotto dall’Università La Sapienza di Roma ha rivelato che il 70% degli italiani muore per patologie legate allo stress. Infatti, lo stress cronico è il fattore maggiormente responsabile delle più comuni patologie del mondo occidentale.
Patologie cardiovascolari, malattie intestinali, persino alcune forme di tumore sembrerebbero essere correlate allo stress. La nostra salute psico-fisica dipenderebbe da fattori ambientali, cognitivi e dai nostri stili di vita. Già Darwin, padre della teoria dell’evoluzione, scriveva nel lontano 1872 la relazione esistente tra le reazioni fisiologiche del corpo umano e gli stati emotivi. E’, però, solo da poco più di cinquant’anni che il concetto di “stress” viene contemplato dalla comunità scientifica.
Lo stress altera la produzione di alcuni ormoni e coinvolge il delicato equilibrio esistente tra ipotalamo, ipofisi e ghiandole surrenali. Lo stress eccita il sistema nervoso e questo porta ad una massiccia produzione di cortisolo. Questo è il punto, il cortisolo è l’ormone dello stress. Molti studi hanno dimostrato che, quando i livelli di questo ormone sono elevati, compaiono fenomeni metabolici importanti. Ridotta tolleranza al glucosio, ipertensione arteriosa, resistenza all’insulina sono le alterazioni più evidenti, spesso associate ad obesità addominale. Lo stress, inoltre, altera il comportamento alimentare perché il cortisolo agisce sulla glicemia, aumentandone i livelli. Il risultato è l’aumento della fame e la ricerca di cibi consolatori, che sono anche più gustosi e calorici. Il desiderio verso cibi, indotto dallo stress, ha origini antichissime e già era presente nei nostri antenati. Nei tempi preistorici il “metabolismo dello stress” si è evoluto per garantire la sopravvivenza all’essere umano. Lo stress spingeva i nostri antenati a ricercare cibi calorici per avere una buona riserva glicemica, utile per scappare dal pericolo o per portare a termine una battuta di caccia. Era una questione di sopravvivenza. Attualmente non esistono più tali situazioni di pericolo, ma il nostro corpo non è in grado di discriminare tra pericolo fisico reale e stress emotivo; reagisce in egual misura ad entrambe le fonti di stress. Il risultato è l’aumento di peso, soprattutto a livello addominale. E’ prevalentemente il grasso addominale, infatti, che risponde allo stress: il cortisolo rallenta il metabolismo e permette l’accumulo di adipe in questa sede per proteggere gli organi interni e dare immediata energia in caso di pericolo. Questo porta a quell’alterazione nel comportamento, che spinge la persona a mangiare di più. Insomma, un cane che si morde la coda!
Un quadro pericoloso se si pensa che la sindrome metabolica può essere il risultato dei tre fattori di rischio appena citati: grasso addominale, ipertensione, glicemia alterata. Lo stress, inoltre, fa assimilare di più quello che si mangia. La causa di ciò è un ormone, studiato qualche anno fa, che risparmia le calorie e permette un maggiore accumulo di grasso sul punto vita. Il risultato è quell’aspetto a mela, che è legato proprio alla sindrome metabolica. Recentemente si è dimostrato che si possono bruciare molte meno calorie in condizioni di stress e, se il soggetto è anche depresso, possono aumentare i livelli dei trigliceridi. Obesità e depressione sono due fenomeni fortemente correlati. Un soggetto obeso viene a volte stigmatizzato per il suo aspetto e questo ha notevoli conseguenze affettive e sociali.
Una persona obesa rischia di più di soffrire di depressione, mentre una persona depressa rischia maggiormente di soffrire di obesità addominale. Anche negli stati depressivi, come nelle situazioni di stress, vi è la preferenza a scegliere cibi appetitosi e ad alto valore energetico. Tra questi due disturbi vi sono relazioni metaboliche profonde che si basano su alterati valori di cortisolo, insulina e molecole infiammatorie. E’ sempre più evidente, dunque, che stress e reazioni emozionali conducano ad una sovralimentazione. E’ altrettanto evidente, però, che l’obesità ed i
cibi assunti con la dieta influenzino l’umore ed il comportamento, portando a disturbi di tipo depressivo. L’ingestione di grandi quantità di carboidrati in soggetti con obesità addominale, altera i livelli di cortisolo. Una dieta ad lato contenuto di grassi saturi, ma povera di grassi mono e polinsaturi, contribuisce all’alterazione del metabolismo e dell’umore. Un ridotto introito di acidi polinsaturi è legato alla depressione, mentre elevati consumi di grassi omega-tre sembrerebbe farla diminuire. Mangiare cibi ricchi in vitamine sembrerebbe predisporre il corpo a rispondere meglio allo stress. Questo dimostra, come affermo sempre, la capacità che ha il cibo di influenzare le risposte del nostro corpo. Il cibo interagisce con i nostri geni, inducendo o reprimendo anche la produzione di ormoni. Fare propria questa informazione è il primo passo per migliorare lo stile di vita ed arrivare ad una condizione di benessere fisico e mentale.
Non riproducibile, salvo specifica autorizzazione.
Bibliografia
Obesity and work: An emerging problem. Capodaglio, P., Capodaglio, E. M., Helmer, P., Vismara,
L., Tacchini, E., Finozzi, E., & Brunani, A. (2011). Obesità e lavoro: Un problema emergente. Giornale
Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, 33(1), 47-54.
htps://www.istitutobeck.com/conseguenze-psico-sociali-obesita
https://www.centrostressossidativo.it/wp-content/uploads/2016/09/A.Vanzo_.pdf
Dott.ssa Cristina Mucci
Biologo Molecolare e Nutrizionista
Tel. 3923520444
Web: www.nutrizionistacristinamucci.it
dottoressacristinamucci
mondonutrizione.cristinamucci
Blog: http://nutrizionistacristinamucci.blogspot.com
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